Intervista a Piero Melati, giurato e ospite a Romics XXI

 

Piero Melati farà parte della giuria di qualità della del concorso "Libri a Fumetti" della XXI edizione di Romics,abbiamo avuto il piacere di intervistare il giornalista italiano.

 

Su quali fumetti si è formato?
Su tutti i fumetti che trovavo. Ho passato un tempo infinito dentro edicole e fumetterie di tutto il mondo, sin da quando ho conquistato la posizione eretta. Prima tavola che ho avuto davanti agli occhi: Pecos Bill. A colori. La ricordo ancora. Da allora un diluvio di Bonelli, Diabolik, Kriminal, Batman, Superman, il fumetto erotico italiano. Poi, negli anni, quasi tutta la Marvel e un amore viscerale per la cultura giapponese. Ho amato tutto Pratt, Alack Sinner, Alan Moore, Ken Parker, Magnus, Moebius, Bilal, Toppi, Calegari. Il personaggio di Logan, tuttora, mi fa ululare alla luna.


Com'è cambiato il mondo dei fumetti rispetto a qualche anno fa?
Farei un monumento a Oreste Del Buono. Grazie a lui, in Italia, il fumetto ha sfondato le porte della cultura alta e dell’arte seria. Da allora si è evoluto, ha scavato mille affluenti, ha espresso centinaia di sensibilità. Due le cose che oggi mi sembrano aver raggiunto l’eccellenza: il disegno magnifico, le sceneggiature solide. Grandi storie che esplodono in potenza grazie all’accuratezza del mezzo espressivo.


Quando è stato il punto di svolta, c'è stato un fumetto o c'è stata una serie di fumetti o un autore in particolare che hanno cambiato le carte in tavola?
Go Nagai ha segnato la svolta. Ha innaffiato la cultura pop di emozioni profonde che stanno da sempre nel cuore degli uomini, cavandole fuori con canovacci popolari e comprensibili a tutti. Usando la tavolozza del mondo moderno, dalla tecnologia alla pubblicità, ha domato cavalli imbizzarriti. E poi Alan Moore: ha ricominciato a parlarci dei miti come studiosi del calibro dell’americano Joseph Campbell stavano facendo, negli stessi anni, nell’ambito del mondo accademico.


Com'è cambiata l'attenzione del mondo della critica e del giornalismo nei confronti dei fumetti?
La sbornia del graphic novel e del graphic journalism, pur con tanti difetti, ha sfondato ogni residua resistenza. E’ stata una moda, ma alla fine ha fatto del bene. Il fumetto è uscito dalla nicchia. Anzi, a fronte di vendite e vitalità che non sono quelle per esempio della Francia, anche in Italia fenomeni come Zerocalcare che va a Kobane e “disegna” un reportage, i “diari" di Igor dal Giappone o sulla Russia, le storie fantastiche ma politiche di Gipi hanno portato il fumetto su case, tavoli e scrivanie dove era tradizionalmente un estraneo. E tutto questo ha costretto le grandi catene di librerie a riaprire il settore fumetti, dopo averlo a un certo punto abolito.


Che ruolo hanno i fumetti nella promozione lettura?
Inutile cercare di costringere le persone più giovani a leggere libri. Io ho letto i primi libri dopo che per tanti anni avevo letto esclusivamente fumetti. Il fumetto è immediato. Se racconta storie, vere oppure epiche, magiche oppure erotiche, prima o poi spingerà inevitabilmente le persone e i ragazzi a leggere libri. 


Che valore hanno oggi ancora i premi? Cosa si vuole premiare adesso con questo concorso?
I premi possono gratificare chi li riceve e chi vi partecipa, far conoscere un autore e un prodotto, fare il punto anche parziale e minimo della situazione del mercato e della creatività. Sarebbe bello se riuscissimo a premiare la bellezza, la qualità, il coraggio, l’arte.